Intervista esclusiva. Il giro del mondo di Lino Frattin, da Washington a Pieve di Soligo, passando per Castelfranco, Londra, il Messico e la Turchia
Padova, Verona, Pesaro, Bologna (Virtus), Pistoia, Roma, Treviso (nella foto), Londra, Austria, Messico e Turchia. E ce ne sono altre che sicuramente abbiamo dimenticato.
Ci perdonerà Lino Frattin (nella foto sopra con il presidente Rino Cesca), il nuovo responsabile tecnico del Settore Giovanile di Pieve di Soligo, nonché prossimo allenatore degli Under 18 e Under 15 del BP94, ma il soprannome di “giramondo” è quasi scontato e superfluo. L’accoppiata con Bucci, la vittoria della Coppa Italia, dello Scudetto a casa della Regina Elisabetta e la conferenza stampa con colazione messicana. Questo, e tanto altro, è Lino Frattin, 58enne castellano dai natali americani.
Coach, si conosce molto di te come allenatore, ma è esistito anche un Lino Frattin … giocatore ?
Ho giocato molto poco, credo di aver fatto solo qualche partita in Promozione e Serie D, a Castelfranco Veneto, ma a 17 anni ero già allenatore di minibasket e giovanili della società castellana.
Per caso la scelta di questo sport è anche dovuta al fatto che sei nato negli USA ?
Sì e no. Sono nato negli Stati Uniti (Washington DC, ndr), ma già a 12 anni ero in Italia, a Castelfranco. Però devo dire che da giovane nella mia città si allenava e giocava l’allora Duco Mestre. Avevo conosciuto degli americani del team e parlavo molto con loro, visto che la lingua mi aiutava nella comunicazione.
Tra le tante, quasi innumerevoli, esperienze che hai avuto in panchina, c’è qualcuna alla quale tieni maggiormente o che comunque ritieni sia stata la più utile e formativa per il tuo percorso nel mondo del basket ?
Di sicuro la collaborazione con Alberto Bucci (nella foto sopra, alla destra di Lino Frattin). Con lui ho lavorato per 9 anni tra Verona, Pesaro e Bologna. È stata una persona fondamentale sia dal punto di vista cestistico, che per la mia crescita personale. Quando ci siamo trovati per la prima volta, io ero già a Verona e in quel momento ero l’assistente di Dado Lombardi. Poi è arrivato lui alla Glaxo; abbiamo fatto due anni assieme e successivamente mi ha chiesto di seguirlo sia a Pesaro che a Bologna.
Come si diceva, non solo Italia, ma anche estero. Nel tuo curriculum vitae si possono trovare esperienze da capo allenatore in Inghilterra, Austria e Messico: come si vive il basket nel paese del football, il Regno Unito ?
Lì è considerato uno sport di nicchia, infatti viene data più importanza all’NBA che all’Eurolega o alle altre competizioni europee. Diciamo che si sentono molto più vicini agli Stati Uniti: molti ragazzi che praticano questo sport in Gran Bretagna poi vanno, appunto, nei college americani – anche perché facilitati dalla lingua – e poi tornano per giocare nella Lega inglese.
Cercando su YouTube si trovano diversi video in cui sei il protagonista, ma quello che maggiormente colpisce è uno che si intitola “Presentación de Lino Frattin”: 9′ e 06″ di filmato in cui parli in spagnolo in una tavola imbandita, mentre vieni presentato alla stampa locale. Com’è stata l’esperienza messicana ?
Diciamo che è stato qualcosa di strano. Io avevo già fatto la colazione in albergo, ma avevano comunque organizzato una conferenza stampa con colazione. Ammetto, non me ne sono capitate di altre nella vita (ride, ndr) … Ad ogni modo, sono andato in Messico qualche anno fa per allenare il club Correcaminos UAT, la squadra di Ciudad Victoria che milita nella Liga Nacional de Baloncesto Profesional, il primo campionato del paese. È stata una grande esperienza, in un posto in cui mai avrei pensato di allenare una squadra di basket. Pensa che lì, per ridurre costi ed ore di viaggio delle squadre, ogni incontro è in realtà composto da due partite, divise solo da un giorno di riposo.
Tra l’altro, la tua esperienza messicana è ben raccontata sul sito castelfrancovenetosport.it. Veniamo al capitolo-NBA. Ci racconti un po’ della tua attività di scouting dell’Italia e dell’Europa per i Washington Wizards ?
Io decidevo dove e quando andare a vedere i giocatori, anche se gran parte della selezione avveniva in video. Solo successivamente mi recavo nel luogo prescelto. E infatti giravo tra Milano, Lubiana, Bologna, Belgrado o Madrid. Praticamente funziona che degli agenti ti danno delle liste di giocatori da osservare, poi sta a te capire quale sia il giocatore che più è funzionale alla squadra. Dipende sempre da cosa cerca la franchigia. Una volta era un lavoro più stimolante, perché se eri bravo potevi scoprire il giocatore sconosciuto in Siberia. Ora tutti sanno già tutto. E infatti, nonostante siano stati quattro anni (2003 – 2007, ndr) molto belli e interessanti, avevo una gran voglia di palestra, e sono tornato ad allenare Treviglio (Bergamo), dove abbiamo fatto due ottime annate. Ma non è stata l’unica esperienza NBA.
Ah no ? E che altro hai fatto con l’Association ?
Quest’anno, in Turchia, ho assunto l’incarico di direttore tecnico per la NBA Basketball School a Smirne (in turco İzmir). Gli americani hanno sia “school” (fino ai 16 anni) che “academy” (un livello superiore) in tutto il mondo, anche in Cina e Sudafrica. In pratica si parla di un piccolo club sotto l’ombrello NBA, in associazione ad una partecipazione turca. In quel momento (gennaio 2020) ero a Montebelluna, ma ero già stato contattato mesi prima, però la scelta era ricaduta su un coach statunitense. Questo allenatore, ad un certo punto, ha dovuto mollare l’incarico, così gli organizzatori si sono nuovamente rivolti a me, e ho accettato. Così a fine febbraio sono partito, proprio due giorni prima della chiusura dell’attività cestistica in Italia a causa del Coronavirus. Un mese dopo, sfortunatamente, anche in Turchia hanno sospeso tutto e non si è più potuto fare nulla. Sono dovuto rimanere a Smirne per un mese, per il blocco delle frontiere e degli aerei. Tramite il consolato, poi, ho preso un volo per Milano a fine aprile. Ma mi è sembrato di esser stato via per più di due mesi …
Ora torniamo nel nostro Paese. Hai vinto una Coppa Italia da head coach nel 1996-1997 sulla panchina della Virtus Bologna: ritieni questo il tuo miglior risultato di sempre ?
Sì, certo, ho vinto la Coppa lì, ma per me non è importante quanto lo scudetto in Inghilterra con i London Towers e i due anni di Treviglio (nella foto sotto). Quelle sono le mie vittorie più prestigiose.
Negli ultimi anni, quindi, sei tornato “a casa”: prima a Riese Pio X, poi a Caorle come allenatore e a Montebelluna come consulente, per giungere infine qui, a Pieve di Soligo. Come mai questa scelta di vita ?
Era troppo movimentata (ride, ndr) … e volevo tornare a insegnare basket nel settore giovanile; per me, ad oggi, fare pallacanestro senior passa un po’ in secondo piano. E infatti, la sfida di dare una migliore struttura al Basket Pieve ’94 è molto più stimolante !
Un grande abbraccio e un grosso “in bocca al lupo” a Lino: aspettiamo anche lui il 24 agosto al palasport di Pieve di Soligo, per il primo raduno della nuova stagione 2021/21 targata BP94.
(Intervista raccolta da Luca Verlato © basketpieve94.it).